Lo spazio attorno alle cose e il mistero che si svela

Non focalizzatevi sulle cose, ma contemplate lo spazio attorno alle cose; non fissate le cose, sfumate lo sguardo verso il contorno delle cose. L’invisibile si muove nello spazio attorno al visibile, quindi saggezza vorrebbe che la nostra attenzione fosse volta verso quel che risiede oltre il noto, oltre il conosciuto. Vi consiglio di volare con lo sguardo verso il mistero delle cose ignote. Da lì viene la forza e l’ispirazione per vincere la nostra partita! E proprio dal mistero delle cose ignote vorrei ripartire per completare queste considerazioni sul lasciare andare il vecchio (anno) e sull’accogliere il nuovo (anno). Alla parola anno - tra parentesi - potete sostituire ogni altra parola che rappresenta per voi una realtà sensibile sulla quale desiderate operare in modo trasformativo (in fondo è sempre capodanno, a volerlo!).

Il cosmo, il luogo nel quale io e voi viviamo, contiene “Verità segrete esposte in evidenza”, per dirla col titolo di un libro di Elémire Zolla. Ecco un passaggio del testo:

"Ogni vita comporta un'invisibile interiorità, che ne è la sostanza. Per coglierla, occorre un aggiramento delle apparenze sensibili, un balzo controcorrente, quale fa il salmone, simbolo vivente della conoscenza nelle Scritture norrene. L'aggiramento, il salto, porta dal piano dei participi passati a quello dei presenti; dalla natura naturata alla naturante, dall'esperienza vissuta alla creazione vivente”.

Quindi, seguendo il ragionamento di Zolla, per cogliere le verità di ogni cosa, di ogni vita, occorre un “aggiramento delle apparenze sensibili”, occorre essere maestri del “balzo all’indietro” - come fa il salmone. La prima parte della citazione non dovrebbe essere difficile da comprendere. In fondo è quel che facciamo da sempre camminando sul sentiero della meditazione: nell’aggiramento delle apparenze sensibili dovemmo essere ormai cinture nere, grandi esperti, almeno dal punto di vista teorico. Ricordate il Primo Principio del Combattimento Spirituale?

Girare le cose, girare attorno alle cose”.

Nell’Aikido, la “Via dell’armonia con l’energia universale”, se ricevete un attacco, non vi opponete fieramente facendo muro, girate l’attacco, e poi girate attorno all’attacco. Utilizzate l’energia dell’avversario per volgerla a vostro favore. La stessa cosa avviene nel Judo, la “Via della cedevolezza”. Se ricevete un’offesa - o quel che voi ritenete un’offesa - non fate muro, urlando offese più forti. Girate l’offesa, e la guardate da dietro: forse rivela un aspetto che a tutta prima vi era sfuggito. Forse l’offendente non aveva l’intenzione di offendervi. E poi girate attorno all’offesa, vale a dire che considerate con un balzo all’indietro, come fa il salmone, la vostra reazione emozionale, e tornando indietro rispetto alla vostra reazione emozionale, riavvolgete il filo della rabbia, della frustrazione, della delusione, e abitate lo spazio della possibilità. E andate avanti. Procedete secondo il vostro piano.

A proposito, avete un piano per il vostro futuro? Fareste bene ad averlo e a riaffermarlo intensamente, con determinazione, di modo che fra sei mesi inizierebbe a manifestarsi nel mondo delle cose visibili. È questo il tempo che occorre alle raffigurazioni mentali per tramutarsi in eventi tangibili. Ed un possibile suggerimento per il piano lo ravvisiamo nelle parole di Zolla ed è contenuto nella seconda parte della citazione iniziale:

L'aggiramento, il salto, porta dal piano dei participi passati a quello dei presenti”...

Cioè disancora dall’adorazione dell’altare del passato, con tutte le sue figura sante e i suoi riti. Siamo quindi invitati a liberarci del peso del passato - lasciandolo andare - senza giudicare nulla, in uno stato di naturale accettazione della transizione. Se saremo giudicanti, del passato non ci libereremo mai.

dalla natura naturata alla naturante”...

Vale a dire da ciò che è dato, formato, e perciò figlio del passato, allo stato nascente, all’eccitazione e all’entusiasmo per le cose nuove che vengono.

dall'esperienza vissuta alla creazione vivente”...

Qui rinveniamo chiaramente un invito a immergersi nello scorrimento vitale che è la linfa e il sangue della manifestazione della coscienza liberata dal peso delle abitudini. E possiamo operare questa trasformazione della nostra prospettiva esistenziale solo coltivando il potere dell’intenzione, quel determinarsi attivamente affinché il risultato possa essere raggiunto. Nella pratica dello yoga si parla di saṅkalpa, il voto, la decisione, la determinazione.

Ecco le parole di Swāmī Rama al proposito:

Il prossimo passo è imparare a coltivare il saṅkalpa, la determinazione, quella sensazione che si esprime con queste parole: “Lo farò! Posso farlo e devo farlo! " e non importa quel che succede. Se ti sforzi, la determinazione ti accompagna. Non è come essere costretti da un'autorità esterna; ti stai impegnando, e questo è il tuo saṅkalpa, la tua determinazione. Non puoi ottenere nulla senza saṅkalpa. Vi sono molti studenti intelligenti e tuttavia privi saṅkalpa, ed è per questo che mancano di fiducia. Possono essere brillanti, ma non hanno fiducia in se stessi, perché non hanno il saṅkalpa. Non si sono mai disciplinati, quindi mancano di saṅkalpa shakti (l’energia della determinazione, ndt). Saṅkalpa śakti è un potere. Senza śakti non puoi avere successo. Tutti i grandi della terra hanno avuto bisogno della śakti; c'era la śakti dietro di loro per ispirarli. Senza ispirazione, anche la più grande abilità è dispersa. Se non hai saṅkalpa śakti, nessuna semplice tecnica impartita dal tuo insegnante o dalle scritture ti sarà di aiuto. L’insegnante può fornirti tutte le tecniche, ma se non hai il saṅkalpa, non succederà nulla”.

Una considerazione finale rispetto alla possibilità di realizzare una vera e stabile trasformazione. Tutto nell’universo congiura a nostro favore. Le condizioni e le possibilità per il cambiamento sono numerose. Come avvalersene? Attingendo nel pensiero a un senso di totalità e di ricchezza che è il segno distintivo degli umani evoluti. Dovremmo tenere a mente come l’abbondanza sia lo stato naturale delle cose in questo universo. Fatichiamo a ricordarlo, o forse non abbiamo mai usato la necessaria attenzione: ma tutto nell’universo è pienezza e abbondanza. L’essere umano tende a porre limitazioni, condizioni di scarsità, a ciò che per sua natura è abbondante, pieno. E infatti potremmo coltivare paura e timore per tante cose, ma il più sacro timore, un vero terrore, dovremmo riservarlo alle condizioni limitanti auto-imposte, alle condizioni limitanti in cui tendiamo a chiuderci. In realtà siamo infiniti, infinitamente potenti, forse spaventati da tanto potere, dalle infinite possibilità celate nell’infinito. Ma possiamo usare l’immaginazione per uscire dalla prigione, l’immaginazione che è l’organo di senso della possibilità: è il naso, gli occhi, le orecchie, le mani, e il sapore della possibilità. E non mi si dica che con l’immaginazione ci inventiamo le cose. Abbiamo immaginato tutto quel che ci è capitato, tutto nella nostra vita è frutto di immaginazione, un’immaginazione potente, fuggita al controllo di chi immagina. Quindi vi invito a immaginare le cose che vengono, affinché vengano mostrandovi il potere che è nelle vostre mani, la visione che è nella vostra saggezza, la compassione che risiede nel vostro cuore.

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