Houston, abbiamo un problema… il tempo!

È ufficiale, abbiamo un problema: abbiamo un problema col tempo! Le grandi menti della scienza si sono dedicate a questo problema e hanno loro modo provato a risolverlo. Einstein ha immaginato il tempo come quarta dimensione di uno spazio-tempo unificato; la fisica quantistica procede secondo una sua direzione, e le teorie che hanno come scopo l’unificazione del molto grande e del molto piccolo, i teoremi di Einstein e i paradossi della fisica quantistica, talvolta eliminano il tempo delle loro equazioni, come si gettano dalla finestra i piatti vecchi nella notte di capodanno. E il nostro piatto vecchio? Il nostro problema col tempo? Quando getteremo il piatto, quando risolveremo il problema?

I maestri spirituali dicono di vivere il presente, di non aderire alle strutture del passato e di non proiettarsi verso l’inconsistenza del futuro: esiste solo il presente, ma questo benedetto presente dov’è? Se dico “adesso”, l’adesso è già passato, la parola che identifica l’istante presente appartiene già alla narrazione del passato, all’infinito registro delle cose accadute un tempo, nel tempo... Eppure i maestri insistono: occorre vivere l’istante presente! E forse alludono ad altro: l’istante presente non è situato lungo la linea del tempo cronologico, non appartiene al kronos. Appartiene a un altro tipo di tempo, al kairos, al tempo in cui deve accadere qualcosa: È forse questo tempo speciale, propizio, la soluzione al problema del tempo? Se scendiamo a livello del fondamento dell’essere, scopriamo che il tempo non esiste. Il tempo è una proprietà emergente che sperimentiamo perdendoci nelle nostre vicende biografiche. Il tempo è lì ad aspettarci quando ricordiamo felici il passato, un romantico passato, o quando ricordiamo con angoscia il trauma, e proiettiamo innanzi felicità e trauma in un’aspettativa di replicazione che chiamiamo futuro. Così intervengono i sensi, il piacevole e lo spiacevole che si accompagnano - alternandosi in modo temporale - a felicità e trauma. E l’identificazione con i sensi ci precipita inesorabilmente sul quadrante dell’orologio. Ma tu sei Quello, insistono i maestri. Fuori dal tempo. E ribadiscono: il tempo è una burla teatrale in più atti sul palco dell’assurdo, non c’è nulla di serio! Il tempo è il tempo del film nel quale siamo entrati all’atto della nascita; è il tempo delle scene che scorrono sullo schermo degli accadimenti di un’intera vita. Come trascendere il tempo? Come uscire dallo schermo, come ottenere la cancellazione dalla parte in commedia? Questa è la domanda. Essere la proprietà fondamentale, l’assenza di tempo, l’assoluto, l’identità con il divino; o non essere, la proprietà emergente, il topolino che corre nella ruota fotogramma dopo fotogramma, il personaggio, identificato con le strutture del tempo, prigioniero di una sceneggiatura? Questo è il dilemma.

Se scendiamo a livello del fondamento dell’essere, scopriamo che il tempo non esiste. Il tempo è una proprietà emergente che sperimentiamo perdendoci nelle nostre vicende biografiche.

Quando varchi la soglia del terzo occhio, quando entri nella profondità della visione, quando accedi all’altra realtà in attesa di ricongiungersi a questa, allora comprendi: oltre la soglia si profila una realtà speculare a questa, e tuttavia fluida, malleabile, ricomponibile. Ciò che qui è denso e formato, ciò che qui segue linee diritte e assume solidità, oltre la soglia si prospetta come un fluido e morbido potenziale, realtà priva di una conformazione precisa, o in attesa di conformarsi precisamente quando oltrepassando la soglia e giungendo nel sistema di vita terrestre, assumerà la tangibilità della forma materiale. Il sistema di vita terrestre è costruito su basi spazio-temporali, ma oltre la soglia il tempo si annulla nella vastità indicibile dello spazio. Per quale motivo mantenere l’esperienza del tempo? Se fossimo consapevoli di come ogni cosa resta e resiste al tempo, allora troveremmo consolazione in ciò che pensiamo sia andato perduto. E tuttavia proveremmo anche costante spavento nell’idea che anche i traumi sono sempre presenti. Ecco allora che l’uomo riuscirà ad affrancarsi dall’esperienza del tempo quando le sue azioni rifletteranno la perenne saggezza che crea ciò che è bello e buono e rende fruibile nell’armonia e nella pace una vita priva di ostacoli. Ma finché l’uomo produrrà la guerra e l’orrore, il danno e il male, allora il tempo sarà necessario per suturare la ferita, il tempo sarà necessario affinché l’uomo possa dissolvere l’esperienza del male, la ferita del trauma, entro lo scorrimento dei giorni, dei mesi, degli anni. Questo bisogno nasconderà anche la simultaneità di tutte le cose belle e buone, che restano, nonostante l’apparente dissolvimento. Il tempo con il suo scorrere è quindi un passaggio necessario affinché l’uomo possa sopportare il peso di una vita minacciata costantemente da azioni ingiuste, visioni miopi, effetti devastanti generati da un’ignoranza che appare inestirpabile. Ma l’evoluzione procede, lentamente, così come l’uomo evolve comprendendo. Allora le azioni umane si configureranno sempre più come prodotto di una saggezza intrinseca e di una filosofia perenne. E allora il tempo non sarà più necessario, la simultaneità di tutte le cose ci ricorderà la presenza del bello ovunque, e che nulla viene mai, davvero mai, perduto veramente.

Eppure una cosa è l’evoluzione collettiva, altra cosa è l’evoluzione individuale. Nulla vieta di guidare il processo evolutivo e di tracciare la strada per quelli che verranno dopo. L’uomo può guardare oltre la gabbia del tempo e, attraverso un’operazione di espansione costante della coscienza, sperimentare fin d’ora la simultaneità di tutte le cose belle che danzano per il suo godimento a immagine di una luminosa memoria. Poi alla fine del tempo verrà il tempo collettivo della trasformazione... Avendo evitato di accumulare il peso di azioni negative distorte da egoismo e paura, avendo oltrepassato l’ombra del cronos verso la luce dell’eterno, in quel tempo propizio simultaneamente dispiegato, l’essere umano - davvero umano - realizzerà l’illusorietà del tempo e vivrà per sempre nella pace e nell’armonia di ciò che è bello e buono.

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