La magia della meditazione (nel corpo del sogno)…

Mi sono spesso chiesto quale segno visibile mostrino i saggi. Se si riesca a cogliere l’aura magica che li contorna da un dettaglio materiale, ad esempio il camminare in un certo modo o l’eseguire un gesto caratterizzato da una delicata armonia. Sono giunto alla conclusione che questi esseri enigmatici viaggiano per il nostro mondo liberi di essere preceduti e seguiti dall’espressione del potere radicalmente libero della coscienza, come un secondo corpo che si posiziona davanti e dietro alla forma fisica, e così guida il percorso e custodisce ogni passo. Un secondo corpo che obbedisce solo in parte alle leggi fisiche poiché quell’obbedienza parziale deriva dal rapporto che intrattiene con il primo, con l’incarnazione.

La discesa della coscienza nel mondo della materia genera forme successive di espressione che si completano nel corpo fisico. Questo è il primo corpo. Poi esistono altri corpi che in successione rivestono, per così dire, il corpo fisico. Il secondo corpo è un aggregato energetico in relazione con il primo mediante il veicolo del respiro. Ma il secondo corpo non respira, non è vincolato dal respiro: si tratta di un’entità energetica che trasmette vitalità al corpo fisico utilizzando l’apparato respiratorio umano, e rappresenta una forma piuttosto elementare di coscienza che funge da interfaccia fra il corpo fisico e l’energia cosmica che lo pervade. La relazione fra i due corpi è così stretta e funzionale alla vita sul piano materiale che il secondo corpo tende ad assumere caratteristiche che sono del primo: può espandersi o contrarsi, rafforzarsi o indebolirsi, può mostrare sfumature differenti a seconda delle esperienze cui va incontro il corpo fisico nella vita dell’individuo. Una relazione caratterizzata da continui scambi attraverso i pensieri e le emozioni, così intima che al tempo della transizione del corpo fisico, nell’esperienza di dissoluzione e reintegrazione energetica che noi chiamiamo morte, il secondo corpo apparirà come confuso. Immaginatelo domandarsi: dove è andato quello che respira? Perché non si muove più? È questa l’esperienza della morte? Un disorientamento che siamo chiamati ad affrontare, prima o poi, perciò conviene addestrarsi per tempo alla relazione esplicita con il secondo corpo. E quando nel corso del processo post-mortem anche il barlume residuo di pensiero auto-riflessivo se ne sarà andato con l’ultima espressione emozionale, allora saremo pronti per ritornare alla coscienza universale, mediante la dissoluzione del secondo corpo. In alternativa il secondo corpo vagherà in cerca di una possibilità ulteriore di esibirsi, in compagnia di un corpo fisico, sul palcoscenico ipnotico che chiamiamo realtà materiale. Sarà un’altra incarnazione da aggiungere al meccanismo della vita bio-chimica.

“il cammino dello yoga viene visto comunemente come teso verso un’idea di astratta saggezza. Si dimentica il contenuto alchemico che la disciplina prevede, un percorso di radicale trasformazione della materia”

Nelle forme di yoga del riassorbimento, o della dissoluzione, ci si prepara quando si è ancora in vita al processo incaricato potenzialmente di condurci fuori dalla ruota delle nascite. Lo si ricostruisce a partire dal corpo fisico per procedere da elemento a elemento (terra, acqua, fuoco, aria, spazio) verso il secondo corpo - il corpo energetico -  e quindi sfociare oltre, in un’esperienza di meditazione che è distacco da nome e forma, nella disidentificazione dai veicoli elementali dominati dall’ego. Un’operazione sciamanica di trasmutazione che riporta lo yoga alle sue origini magiche e che negli yoga attuali si tende a dimenticare. E qui conviene tornare alla differenza che esiste fra il mago e il saggio, poiché il cammino dello yoga viene visto comunemente come teso verso un’idea di astratta saggezza. Si dimentica il contenuto alchemico che la disciplina prevede, un percorso di radicale trasformazione della materia: il mago decide di indossare pienamente il secondo corpo e di operare al livello della manipolazione dei campi di energia, entrando in una relazione dinamica con spazio e tempo per piegare le leggi del mondo fisico. Il saggio - pur conoscendo la medesima arte - si spinge oltre il dominio dei campi energetici, opera una ulteriore dissoluzione a livello del secondo corpo - una seconda morte - poiché aspira ad azzerare completamente ogni senso egoico. Siccome è nato due volte, la prima volta al fato del corpo fisico, la seconda volta al destino individuale che attende di essere realizzato, decide di morire due volte: al corpo fisico e al sé individuale.

Si tratta di un processo accompagnato dal potere di volontà: per compiere uno yoga della dissoluzione che conduca dal primo al secondo corpo e infine al distacco verso la pienezza della coscienza indivisa, occorre ferma intenzione (saṅkalpa) e fiducia (śraddhā). Si viene chiamati a realizzare il passaggio dalla magia alla saggezza, dalla piena attivazione sul piano delle energie cosmiche al ricongiungimento con l’origine di quel potere dove ogni motivazione dell’ego (anche la più luminosa) viene ritratta verso il punto origine della luminosità, lo splendore del vuoto (śūnyatā). Si compie così il destino dell’individuo chiamato a superare se stesso. Nella realizzazione del distacco si può ricevere aiuto da un mago che assume la forma dell’insegnante. O si può autonomamente realizzare il cammino da mago a saggio e allora la relazione viene guidata da altri piani di esistenza. Quando la magia si tinge di profonda compassione, appare la figura del bodhisattva o del guru disincarnato. Entità che popolano il piano della materia non fisica fungendo da intermediari fra l’energia cosmica e l’individuo coinvolto nel processo dell’incarnazione. La meditazione e il mantra costruiscono il corpo del sogno mediante cui ricevere l’insegnamento. Avviene nei modi più disparati e sorprendenti e si riceve ogni volta che si chiede con vigore e sapienza.

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Dormire secondo lo yoga (da svegli)

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Un labirinto di parole in cui ritrovare noi stessi