La libertà che inizia con la fine del tempo

Se pondero le parole nella mente, prima di pronunciarle, se mi ascolto pronunciare le parole nella mente, le mie parole, prima di dirle, allora quando le dirò, in realtà, le avrò già dette. Si potrebbe concludere di una parola: “L’ho detta dopo che l’ho detta”. L’ho detta prima nella mente, scandendola, ponderandola, ascoltando la mia stessa voce nel campo della mente, ripetere quella parola, ribadirla. Se operiamo una contemplazione delle parole che “rimastichiamo” prima di pronunciarle ad alta voce, allora ogni nostra parola detta ad alta voce diviene parte di una profonda, vasta meditazione. Allora il nostro parlare è meditazione, immediatamente. L’esercizio che si può fare è proprio questo: ascoltare internamente le parole che ci si appresta a pronunciare ad alta voce verso l’esterno. Ascoltare nella propria mente la voce interiore pronunciare quelle parole prima di consentire che l’onda acustica generata dalla percussione delle molecole d’aria dell’ambiente renda udibili le stesse parole nello spazio e nel tempo.

È proprio il tempo il punto di svolta di questa attitudine nuova. È proprio la concezione del tempo che possiamo rimodellare in modo da essere più presenti a noi stessi, più efficaci, in modo da collocare la nostra vicenda personale dentro una pienezza molto più soddisfacente. Poiché se una parola l’ho detta prima di averla detta, se nel lampo di intuizione interiore a livello del funzionamento più rapido e sottile della mente, ho udito la mia voce interiore dire quella parola, allora quando pronuncerò quella parola sarà come l’avessi detta prima di averla letta. E se l’ho detta prima di averla detta ho anticipato lo scorrere del tempo, non l’ho annullato completamente perché mi è comunque servita una frazione di tempo per fare esperienza del lampo di intuizione della parola nella mente; e tuttavia sono risalito dal dispiegare pienamente la parola nello spazio e nel tempo (con tutto il tempo che ci vuole!) a un esperienza della parola a livello della vibrazione mentale rapida. Avrò fatto esperienza di un tempo molto molto più compatto, molto più ridotto. Avrò fatto esperienza del percorso di risalita dal tempo ordinario al tempo dell’intuizione, al tempo lampeggiante della presenza nell’istante, con un senso di riassorbimento e di ritorno al centro dell’essere. A quel centro è molto più vicina l’intuizione della parola come lampo dell’istante di quanto lo sia la parola dispiegata nello spazio e nel tempo secondo il meccanismo ordinario dell’onda acustica che viaggia da un emettitore a un ricevente.

La mente assorbe il potere concentrato del mantra e diviene capace di un più profondo potere di concentrazione. Giunti a questo punto si è in grado di produrre modificazioni significative degli eventi che avvengono nel campo della materia, secondo le coordinate di spazio e tempo.

Siamo di fronte allo stesso principio che si incontra negli stadi più evoluti della scienza del mantra: un mantra ripetuto a livello mentale, un mantra detto con la voce interiore, quindi rammemorato silenziosamente, è molto più potente di un mantra pronunciato ad alta voce. La ripetizione silenziosa di un mantra necessita di minor tempo. Mantra composti da numerose sillabe possono essere ripetuti in un battito di ciglia e allora dentro l’istante della mente balena il dispiegarsi del mantra secondo una formula compatta che contiene l’intero potere del mantra. La mente assorbe il potere concentrato del mantra e diviene capace di un più profondo potere di concentrazione. Giunti a questo punto si è in grado di produrre modificazioni significative degli eventi che avvengono nel campo della materia, secondo le coordinate di spazio e tempo. E questo potere, che è il recupero del potere personale, discende dalla relazione con il lampo di intuizione che sgorga da un mantra ricordato nella mente. La conseguenza di questo principio fondamentale di pratica sta nell’entrare in una relazione differente con il tempo. Allora si è in grado di recuperare quell’energia andata perduta nella pronuncia ad alta voce di un mantra. Lo stesso principio vale per le parole ordinarie. Perché se è vero che il mantra è una “parola di potere” assimilabile a una formula magica, è altrettanto vero che tutte le parole possono veicolare un potere proprio. Contemplandole nella loro relazione con il tempo possiamo scorgere in esse una radicale capacità di trasformazione, per quanto banali possano sembrare. Se attraverso l’esercizio consapevole della parola si recupera l’energia e si accumula forza, se si evitano dispersioni e sprechi, allora ci troviamo a percorrere il sentiero dell’efficacia e del potere personale. Lungo quel sentiero si diviene più efficaci, più capaci, più felici, si ristabilisce il proprio cammino in ideale allineamento con le forze cosmiche che nel ristagno dell’ignoranza ci rendono schiavi degli eventi. Le stesse forze che nel risveglio della conoscenza ci sostengono.


Post pubblicato su www.danielebelloni.com


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Libera il potere dell’ignoto, cambia direzione agli eventi

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Risvegliarsi Buddha, tre corpi dopo